ITALIA: POVERTA’ PER TUTTI
Nuovo incontro con un nostro Interlocutore privilegiato. Questa volta una grande Società Inglese.
Come tutti, e ci siamo abituati, mettono le mani avanti. Se vogliamo “Investire”, cioè, ricordo utilizzare i propri Risparmi o fonti di entrata per concretizzare nel tempo un Progetto di Vita, non possiamo prescindere da un orizzonte minimo di cinque, sette anni a strumento finanziario. Occupandomi della materia da una cinquantina di anni, è facile intuire che con questi “consigli e raccomandazioni” si arriva al traguardo cui nesuno, ma proprio nessuno può sfuggire. Quindi da queste indicazioni sono da escludere tutti coloro che hanno una età da 60 anni in su e che si presume abbiano già accumulato un certo capitale e il cui obiettivo a questo punto è il solo consolidamento; districandosi con Asset, sulla carta un pò più tranquilli. Per cui il nostro contributo è rivolto alle giovani promesse.
Certo si deve sempre partire dal contesto di riferimento che equivale ad un mare fino ad oggi poco navigato, con conseguenze anche sul mercato finanziario. Ciò che si è concretizzato negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti, dando vita ad una nuova era : Minore produttività —— Invecchiamento della Popolazione ——- Bassa Inflazione ——–Bassi Tassi di Interesse. Il 2018 con il 94 % delle Asset Class chiuso in negativo ci ha riservato una novità che avviene molto più di rado di una “morte di Papa”. Il calo di Azioni e Obbligazioni Governative in contemporanea era già avvenuto nel 1931 e 1969 (chi ha voglia vada a vedere cosa avvenuto in quegli anni), e per l’appunto nel 2018. Si avrà una novità ? Un secondo anno consecutivo di crolli ? In fin dei conti, a livello Macro fra il 2017 e il 2018 non c’è stata differenza. Lo sviluppo mondiale è il medesimo, ma uno ha fatto sorridere e il secondo piangere. Anche per l’attuale 2019 la crescita Media mondiale sarà del 2,9 % (naturalmente come il pollo di Trilussa). Non si dice, ma dietro l’angolo c’è un termine che fà spavento: RECESSIONE (in passato Depressione e POVERTA’ PER TUTTI). E se per alcuni Paesi il PIL veleggia a livelli sostenuti: USA + 3 %, oppure Cina oltre il 6 % per altri non è così, tipo la Gran Bretagna, se dovesse continuare lo stallo sulla brexit o peggio ci fosse un distacco traumatico. E l’ ITALIA ?
Sull’ ITALIA, al pari di altre importanti Banche si preferisce stendere un velo pietoso e quando una grande Banca dice che non è il caso di parlarne ed ha una posizione ben al di sotto del Benchmark di riferimento, da parte nostra dobbiamo essere realisti, il futuro è Recessione, Default, Fallimento. I grandi player internazionali si occupano naturalmente dei Mercati mondiali ignorando la nostra Italia; infatti se certuni assegnano una percentuale del 10 % di una probabile recessione mondiale, per l’Italia il dato certo è al 100 %.
Venendo ai singoli Asset, da quanto fino ad ora espresso si può ben capire quanto l Europa, sia a livello Azionario che Obbligazionario governativo sia ampiamente da sottopesare per non dire da escludere completamente E questo in particolare per la incertezza politica, misurata da un Indice il più alto degli ultimi 15 anni. Quindi per gli Azionari, mantenere le posizioni sull’ America, e poi i Paesi Emergenti. A livello settoriale, meglio Value che Growth e Tecnologici. A livello alternativi, l’ ORO ha una grande volatilità, da usare come Decorrelatore, anzichè come strategico.
E veniamo all’ Obbligazionario. Il male di tutti i mali. Quello che ha rotto le uova nel paniere. Le Banche Centrali da un lato hanno dato vita a massicci acquisti e dall’altro hanno aumentato i tassi di interesse, creando il patatrac. Ma se un Retail ha una certa età e non vuole rischiare eccessivamente (non diciamo NON vuole rischiare nulla) resta l Obbligazionario e allora via: Debito Emergente in valuta locale OK OK OK, anche per il possibile recupero della parte valutaria che si era deprezzata di molto. E perchè No, i Corporate OK OK OK. E gli High Yeld OK OK OK anche questi. Mediamente gli ultimi rendimenti a scadenza veleggiano attorno al 6 %. Quindi bene. E secondo i dati forniti da Moody’s, che se ne intende, i tassi di Default si attesteranno attorno al 3 %, ben al di sotto della media storica del 4, 30 %. Da ultimo non può mancare uno sguardo al cambio $ / €, per loro, per questa grande Banca Inglese avremo un rapporto 1,15 — 1,20 e non è il caso al momento di uscire.